Laviamoci le mani e usiamo correttamente la mascherina!

Come ci informa l’Istituto Superiore della Sanità, gli accurati lavaggio e disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l’infezione da Coronavirus. Il virus entra nel nostro corpo attraverso gli occhi, il naso e la bocca, quindi evita di toccarli il più possibile, ma assolutamente evita di farlo con le mani non lavate.

Tutte queste raccomandazioni ce le sentiamo fare più volte ogni giorno da quasi tre mesi, tanto che alcuni di noi mostrano anche un po’ di “insofferenza” verso questi ripetuti appelli, magari ironizzando sul fatto che  vi siano addirittura tanti esperti che si spendono per insegnarci una pratica che si ritiene elementare, addirittura… banale. Ma non si tratta affatto di un gesto banale: richiede un minimo di attenzione e accortezza.

Ci laviamo le mani spesso? Ce le laviamo, e invitiamo gli altri a lavarsele, nel modo più corretto?

Il corretto lavaggio delle mani è una pratica che deve accompagnarci sempre, oggi, in periodo di Covid-19, e domani, nella vita di tutti i giorni. Rispetto ai vantaggi che ne otteniamo non è poi un grande sacrificio.

 

Come lavare le mani

Per l’igiene delle mani è sufficiente il comune sapone. In assenza di acqua si può ricorrere ai cosiddetti igienizzanti per le mani (hand sanitizers), a base alcolica.

Se si usa il sapone è importante frizionare le mani per almeno 40-60 secondi.
Se il sapone non è disponibile usare una soluzione idroalcolica per almeno 20-30 secondi.

I prodotti reperibili in commercio per la disinfezione delle mani in assenza di acqua e sapone (presidi medico-chirurgici e biocidi autorizzati con azione microbicida) vanno usati quando le mani sono asciutte, altrimenti non sono efficaci.

Inoltre è importante non abusare di questi prodotti, in quanto il loro uso frequente e prolungato potrebbe favorire nei batteri lo sviluppo di resistenze nei confronti di alcune sostanze contenute nelle soluzioni, oltre a indebolire le difese naturali della cute, aumentando il rischio di contrarre infezioni.

È importante lavarsi le mani:

Prima

  • di toccarsi occhi/naso/bocca (per es., per fumare, usare lenti a contatto, lavare i denti, etc.)
  • di mangiare
  • di assumere farmaci o somministrare farmaci ad altri

Prima e dopo

  • aver maneggiato alimenti, soprattutto se crudi
  • aver usato i servizi igienici,
  • aver medicato o toccato una ferita
  • aver cambiato il pannolino di un bambino
  • aver toccato una persona malata
  • aver toccato un animale

Dopo

  • aver frequentato luoghi pubblici (negozio, ambulatorio, stazione, palestra, scuola, cinema, bus, ufficio ecc.) e, in generale, appena si rientra in casa
  • aver maneggiato la spazzatura
  • aver utilizzato soldi
  • aver toccato altre persone.

È buona abitudine, inoltre, tossire/starnutire nella piega del gomito, per evitare di contaminare le mani con cui successivamente si possono trasmettere i propri microrganismi (toccando ad esempio il cellulare, la maniglia di una porta ecc.).

Infine, si raccomanda di utilizzare fazzoletti monouso per soffiare il naso e di smaltirli nei rifiuti, e lavarsi le mani, subito dopo l’uso.

L’igiene delle mani in ambiente assistenziale

L’igiene delle mani svolge un ruolo fondamentale per la nostra salute e quella delle altre persone anche e soprattutto negli ambienti assistenziali.

Le ICA sono un problema globale che colpisce circa il 7-10% dei pazienti, a seconda del Paese. In Italia si stima che il 5-8% dei pazienti ricoverati contrae un’infezione ospedaliera (fonte Istituto Superiore di Sanità – ISS). Non tutte le ICA sono prevenibili, ma si stima che almeno la metà potrebbero essere evitate.

L’assistenza sanitaria pulita (“clean care”) è riconosciuta dall’OMS come una delle sfide più urgenti da affrontare da parte della comunità globale nei prossimi 10 anni, nella corsa verso il rispetto dei tempi prefissati per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDG) o Agenda 2030.
Inoltre, l’OMS ha dichiarato il 2020 ”Anno dell’infermiere e dell’ostetrica” in riconoscimento del contributo cruciale di queste figure professionali al rafforzamento di sistemi sanitari di qualità. Pertanto, la cura pulita, compresa la corretta pratica di igiene delle mani e il ruolo centrale svolto da infermieri e ostetriche, insieme a tutti gli altri operatori sanitari, nel raggiungimento di questo obiettivo nei setting assistenziali, è al centro della campagna di quest’anno per il 5 maggio.

L’applicazione delle misure di igiene nell’ambito dell’assistenza sanitaria pulita previene le ICA e la trasmissione di microrganismi potenzialmente patogeni sia nel setting assistenziale e sia in comunità.
La prevenzione delle ICA è di fondamentale importanza anche al fine di ridurre le infezioni resistenti ai farmaci e la diffusione dei microrganismi resistenti.

Scarica infografica sul corretto lavaggio delle mani cliccando qui.

 

Per approfondire:

 

Fonti:

Istituto Superiore della Sanità

Ministero della Salute

 

Una curiosità

Conosci la storia dell’uomo che convinse tutti a lavarsi le mani?

Per molti un gesto banale (ammesso poi che tutti sappiamo compierlo davvero correttamente), un gesto che siamo abituati a fare, chi più chi meno, tutti i giorni, magari giusto prima dei pasti e dopo aver utilizzato il gabinetto; ma non è stato sempre così, anzi, la storia del lavaggio delle mani è precisa e relativamente lunga.

Lasciando da parte il lavaggio delle mani negli antichi riti religiosi, l’igiene delle mani è diventato regola solo da 130 anni e solo cinquant’anni prima si era avuta l’intuizione della fondamentale importanza del gesto.

Se dovesse esserci un padre del lavaggio delle mani questi sarebbe senz’altro il medico unghesere Ignaz Philipp Semmelweis (Budapest 1818-Vienna 1865). Fu uno strenuo assertore della natura contagiosa della febbre puerperale e degli adatti metodi di profilassi (Die Ätiologie, der Begriff und die Prophylaxis des Kindbettfiebers, 1861). Sewelweiss si convinse che l’infezione responsabile della febbre puerperale era di origine esterna, probabilmente dovuta alla scarsa igiene delle mani dei medici. Per i risultati ottenuti fu detto il salvatore delle madri, ma i suoi assertori suscitarono ugualmente aspre contese con la scuola anatomo-patologica di Vienna.

A lui la RAI dedicò il film “Semmelweis”, in due puntate, andato in onda nel 1980. Diretto da Gianfranco Bettetini, che ne firmò anche la sceneggiatura con Aldo Grasso. Tra gli interpreti: Tino Carraro, Alain Cuny, Giulio Brogi (che interpreta Semmelweis), Enzo Tarascio, Umberto Ceriani.

Chi avesse piacere di rivederlo potrà recuperarlo su YouTube (caricato in quattro parti che potrete vedere cliccando nell’ordine su: I, II, III e IV).


Parallelamente alle raccomandazioni sul lavaggio delle mani vanno quelle sul modo corretto di indossare, utilizzare, togliere e smaltire le mascherine nell’uso quotidiano. Anche in questo caso siamo certi di fare tutto correttamente?

L’Istituto Superiore della Sanità ci ricorda che il loro uso in maniera impropria può risultare inutile se non pericoloso.

Le mascherine, in base al DPCM del 26 Aprile scorso sono divenute obbligatorie negli spazi confinati o all’aperto in cui non è possibile o garantita la possibilità di mantenere il distanziamento fisico. L’obbligatorietà dell’uso in alcune Regioni è stata estesa anche ad altri contesti.

In base al comma 2 dell’articolo 3 dello stesso DPCM “possono essere utilizzate mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”.

Le mascherine rappresentano una misura complementare per il contenimento della trasmissione del virus e non possono in alcun modo sostituire il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e l’attenzione scrupolosa nel non toccare il viso, il naso, gli occhi e la bocca.

Di seguito ecco alcune domande e risposte sul corretto utilizzo e le funzioni delle mascherine in questa fase epidemica.

1) Che differenza c’è tra le cosiddette mascherine di comunità e le mascherine chirurgiche? 

Le mascherine chirurgiche sono le mascherine a uso medico, sviluppate per essere utilizzate in ambiente sanitario e certificate in base alla loro capacità di filtraggio. Rispondono alle caratteristiche richieste dalla norma UNI EN ISO 14683-2019 e funzionano impedendo la trasmissione.

Le mascherine di comunità, come previsto dall’articolo 16 comma 2 del DL del 17 marzo 2020, hanno lo scopo di ridurre la circolazione del virus nella vita quotidiana e non sono soggette a particolari certificazioni. Non devono essere considerate né dei dispositivi medici, né dispositivi di protezione individuale, ma una misura igienica utile a ridurre la diffusione del virus SARS-COV-2.

2) Quali sono le caratteristiche che devono avere le mascherine di comunità? 

Esse devono garantire una adeguata barriera per naso e bocca, devono essere realizzate in materiali multistrato che non devono essere né tossici né allergizzanti né infiammabili e che non rendano difficoltosa la respirazione. Devono aderire al viso coprendo dal mento al naso garantendo allo stesso tempo confort.

3) La mascherina è obbligatoria anche per i bambini? 

Dai sei anni in su anche i bambini devono portare la mascherina e per loro va posta attenzione alla forma evitando di usare mascherine troppo grandi e scomode per il loro viso.

4) È possibile lavare le mascherine di comunità? 

È possibile lavare le mascherine di comunità se fatte con materiali che resistono al lavaggio a 60 gradi. Le mascherine di comunità commerciali sono monouso o sono lavabili se sulla confezione si riportano indicazioni che possono includere anche il numero di lavaggi consentito senza che questo diminuisca la loro performance.

5) Quali mascherine devo usare nel caso in cui compaiano sintomi di infezione respiratoria? 

Nel caso in cui compaiano sintomi è necessario l’utilizzo di mascherine certificate come dispositivi medici.

6) Come smaltire le mascherine? 

  • Se è stata utilizzata una mascherina monouso, smaltirla con i rifiuti indifferenziati;
  • se è stata indossata una mascherina riutilizzabile, metterla in una busta e seguire le regole per il suo riutilizzo dopo apposito lavaggio.

 

Come indossare la mascherina

Prima di indossare la mascherina  

  • lavare le mani con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi o eseguire l’igiene delle mani con soluzione alcolica per almeno 20-30 secondi;
  • indossare la mascherina toccando solo gli elastici o i legacci e avendo cura di non toccare la parte interna;
  • posizionare correttamente la mascherina facendo aderire il ferretto superiore al naso e portandola sotto il mento; accertarsi di averla indossata nel verso giusto (ad esempio nelle mascherine chirurgiche la parta colorata è quella esterna);

Durante l’uso  

  • se si deve spostare la mascherina manipolarla sempre utilizzando gli elastici o i legacci;
  • se durante l’uso si tocca la mascherina, si deve ripetere l’igiene delle mani;
  • non riporre la mascherina in tasca e non poggiarla su mobili o ripiani;

Quando si rimuove  

  • manipolare la mascherina utilizzando sempre gli elastici o i legacci;
  • lavare le mani con acqua e sapone o eseguire l’igiene delle mani con una soluzione alcolica;

Nel caso di mascherine riutilizzabili 

  • procedere alle operazioni di lavaggio a 60 gradi con comune detersivo o secondo le istruzioni del produttore, se disponibili; talvolta i produttori indicano anche il numero massimo di lavaggi possibili senza riduzione della performance della mascherina.
  • dopo avere maneggiato una mascherina usata, effettuare il lavaggio o l’igiene delle mani.

 

Scarica l’infografica sul corretto uso delle mascherine cliccando qui.

 

 

Fonti:

Istituto Superiore della Sanità

Ministero della Salute