La tecnica del kamishibai

Il dispositivo su cui si fonda la tecnica narrativa del kamishibai è costituito da due elementi essenziali:

– il butai, ovvero una valigetta in legno che, una volta aperta, prende la forma di un piccolo teatro, costituito da una doppia cornice. Tra le due cornici c’è lo spazio per inserire il blocco delle illustrazioni da una fessura posta su uno dei lati della struttura.

– le storie, costituite da una serie di tavole illustrate concepite per sviluppare una linea narrativa. Le tavole in cartoncino sono bifacciali, su una facciata c’è l’illustrazione vera e propria, sull’altra facciata viene stampato il testo riferito alle immagini.

La narrazione vera e propria si svolge inserendo il blocco delle tavole illustrate nella fessura laterale del butai. Ogni immagine è numerata sul retro. Il testo della prima illustrazione appare sul retro dell’ultima tavola. 
Il teatro viene aperto e posizionato in modo che tutto il pubblico

veda le illustrazioni. 
Il narratore legge il racconto da dietro e fa scorrere la prima tavola dietro all’ultima. Così si prosegue di tavola in tavola, dando ritmo alla narrazione, che può essere arricchita da “effetti speciali”, sia visivi, sia sonori.

Il kamishibai permette di creare un’atmosfera magica, soprattutto se si cura il suo allestimento nei particolari: una luce soffusa, una musica di sottofondo contribuiranno ad attirare l’attenzione sul racconto e a catalizzare la concentrazione degli spettatori più piccoli veda le illustrazioni. 
Il narratore legge il racconto da dietro e fa scorrere la prima tavola dietro all’ultima. Così si prosegue di tavola in tavola, dando ritmo alla narrazione, che può essere arricchita da “effetti speciali”, sia visivi, sia sonori.

 

Fonte: AKI Associazione Kamishibai Italia, clicca qui. Ultima consultazione: 03/5/2020