I musei e le biblioteche riaprono il 18 maggio. Il nuovo Decreto di Giuseppe Conte per la Fase 2

Riportiamo di seguito l’articolo della Redazione di “Artribune” del 26/4/2020

L’Italia della cultura ha una data. Anche i musei, così come le biblioteche e le mostre, potranno il 18 maggio. Ad annunciarlo il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ora resta da capire quali istituzioni riusciranno a farcela davvero.

Lo avevamo già annunciato il 25 aprile con questo articolo. E ora la conferma ufficiale è arrivata, come d’abitudine nella conferenza stampa del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Intervento attesissimo da una Italia divisa tra coloro che vorrebbero continuare la quarantena per precauzione e paura e coloro che non ne possono più del lockdown. Come è, come non è, è ufficiale: i musei, le biblioteche e le mostre riapriranno il 18 maggio 2020. Ciò che inizialmente era solamente una ipotesi oggi è una realtà. E la data del 18 maggio sarà simbolica perché vedrà, dopo mesi, anche la riapertura degli esercizi commerciali.

 

La decisione di riaprire

Una decisione questa fortemente voluta dal Mibact e, come riporta AgiCult, auspicata nell’intervento della deputata del Pd Rosa Maria Di Giorgi, membro della commissione Cultura della Camera, che avrebbe dichiarato nel pomeriggio del 26 aprile, nel corso di una diretta Facebook: “bisogna ricominciare subito ad aprire musei, siti e mostre. Serve riaprire, chiaramente con la massima sicurezza, tutto ciò che non è a rischio. Il ministro Franceschini lo ha detto e spero che Conte accolga questo appello nel Dpcm”. La Fase 2, dunque potrebbe anche costituire un nuovo corso nella percezione che pubblico, istituzioni e media hanno della cultura. Tra i molti effetti negativi che questa terribile esperienza ha avuto e sta continuando ad avere sul nostro presente, c’è stata però anche la svolta positiva di riportare la cultura all’attenzione dell’opinione pubblica.

 

La riapertura delle librerie

La riapertura delle librerie a metà aprile non è stata salutata da tutti (anche da nostro giornale ad esempio) con entusiasmo e ha generato divisioni. Tuttavia è stato inedito il dibattito che ne è scaturito, portando con sé significati importanti: la gente si è domandata se i libri fossero o meno generi di prima necessità. E molte persone hanno risposto affermativamente, generando un tam tam senza precedenti. Si è tornati a parlare dell’importanza di sostenere gli artisti: si è ribadita l’importanza di supportare economicamente insieme ai lavoratori autonomi anche chi opera nello spettacolo. Infine, la riapertura dei musei al 18 maggio ribadisce l’importanza che queste istituzioni hanno nella agenda del Governo e nella cultura del nostro Paese. La data appare una data credibile, non inutilmente simbolica e prematura come quella delle librerie: una data nella quale, auguriamocelo con tutto il cuore, il contagio potrebbe essere in fase decisamente calante e una visita ad un museo o ad una mostra una opzione realmente fattibile. Qualche problema in più potrebbe emergere dalle biblioteche per la tipologia di “materia prima” che hanno alla base questi spazi: di chi sarà l’onere di disinfettare, sanificare, pulire migliaia e migliaia di libri che per loro natura vengono toccati da decine di mani al giorno per motivi di approfondimento e di studio? Una sfida senz’altro complessa per funzionari e direttori.

 

I musei ce la faranno a riaprire?

Tornando ai musei, c’è una domanda che aleggia da qualche giorno: come si comporteranno i musei una volta fissata la data della loro riapertura? Si tratterà di una apertura condizionata al rispetto di alcuni requisiti, ma i musei saranno in grado di rispettarli? Da giorni si parla di una riapertura in sicurezza e sono già emersi dei possibili vademecum, come quello redatto da ConfCultura. Attualmente però non sono ancora disponibili delle linee guida, né degli obblighi per le istituzioni, se non quelli dettati dal buon senso: mantenere il distanziamento sociale, sanificazione, presenza di igienizzanti, e così via. Si è anche parlato di termoscanner e dell’annullamento di eventi che possano generare assembramenti. I musei inoltre riapriranno tutti insieme o potranno farlo in base alle proprie esigenze e necessità? Come si farà con il problema dei custodi? Molti sono in là con gli anni e la loro defezione (ben presto un decreto potrebbe chiedere a persone maggiori di una certa età di stare a casa più degli altri) si andrebbe a sommare ad una pianta organica assai deficitaria, con migliaia e migliaia di posizioni mancanti proprio tra i custodi e i guardiani, per l’appunto quelle persone che dovrebbero aiutare i visitatori a rispettare le norme di distanziamento fisico tra se. Tanti gli interrogativi ai quali si unisce l’esigenza di capire quale sarà il destino delle gallerie private: potranno essere equiparate agli esercizi commerciali e tornare a svolgere le proprie attività a partire dal 18 maggio anche loro? Ciò che è certo è che la Fase 2 dovrà essere per gli spazi della cultura un momento per riprogettare il proprio futuro a fronte di un’emergenza che è tutt’altro che finita e che, anche una volta esauritasi dal punto di vista sanitario, lascerà strascichi sconfinati nel campo dei comportamenti, delle abitudini, delle percezioni.